La Strada della Spiritualità vista da Francesca.
Data di pubblicazione: 18/07/2011
26 giugno 2011 – s. Michele a Olevano sul Tusciano
Incontro: veniamo da strade diverse, e intendiamo paesi diversi (qui vicino però … c’è una qualche somiglianza nelle nostre provenienze) e intendiamo esperienze diverse: vita, lavoro, hobby e tempo libero. Veniamo da strade diverse e insieme Venimus ad montem Aureum… La salita è ripida, però le forze sono ancora fresche, e ci fermiamo ogni tanto per il cammino della spiritualità, insomma la cosa va bene. Mi piace perché la discussione non naviga verso cieli superiori ma si poggia su esperienze e riflessioni personali: creare un contesto reale e concreto per quello che vorremmo approfondire: “La Guida e lo Scout sono amici di tutti e fratelli di ogni altra Guida e Scout”. Per esempio lavorare con altre associazioni e gruppi scout, costruire un’autentica fratellanza dove si vive. Intanto mi rappresento la giornata degli scout di Castellammare penso che sia una gran bella idea. Arriviamo alla grotta, luogo di antiche scampagnate, frittata di spaghetti e cotoletta (il sacro pasto di ogni gita) mi ci fossi attenuta anche stavolta! (L’insalata sarà pur salutista ma è scomoda e insapore). Mi riprometto che per me deve essere sempre agape fraterna, mi piace di più, non c’è molto di divertente nel proprio pasto consumato da sola. Niente da dire alla mia mamma che mi ha amorevolmente preparato il tutto, ma, vabbè! Alla prossima, dieci frittatine e dieci cotolette. Posso scadere un po’ nello sfoggio di cultura? Sì, mi piace. Il culto micaelico nasce in Oriente da tradizione ebraica considerato il difensore del popolo eletto presso Dio; come celeste difensore passa al cristianesimo e diventa l’accompagnatore delle anime verso il paradiso, in alcune immagini ha la bilancia con la quale pesa l’anima per decidere se accompagnarla o meno a Dio. Qualcuno associa il culto di San Michele a quello di Mitra, non credo che ci siano effettivi parallelismi fra queste due figure, né che l’uccisione rituale del toro possa identificarsi con la lotta contro Lucifero; l’unico punto in comune è nel luogo di culto: la grotta. San Michele è effettivamente legato alle grotte, considerando che per lungo tempo le grotte, naturali, o le cripte, costruite dall’uomo sono state luogo di sepoltura e che questo Arcangelo deve accompagnare le anime nel cammino dopo la morte … è chiaro perché la grotta. Tra legenda e religione: la grotta più bella sarà la mia casa! Il diavolo aveva la grotta più grande e insisteva con san Michele per mo-strargliela, ma l’arcangelo non ne voleva sapere, alla fine il diavolo lo con-vinse promettendogli di portarlo sulla schiena. Intanto che saliva però il diavolo si pose un problema “E se la grotta gli piace veramente tanto? Lui è più forte di me”. Allora puntando forte il piede a terra cercò di sbalzare dalla schiena San Michele che si appoggiò con la mano alla parete e buttò giù il diavolo lungo lo “scapizzatuio” o “scivulatuio” d’o diavul, un lungo canalone dove non cresce l’erba e arriva fino al fiume. Il punto dove il diavolo puntò lo zoccolo è visibile e bisogna lasciarci una pietra –con la sinistra- quando si sale, e recuperarla poi –con la destra- quando si scende. Il punto dove l’Arcangelo poggiò la mano non è sempre visibile, io personalmente ho smesso di cercarlo alla terza salita … duran-te la mia prima giovinezza. Torniamo a San Michele, le cronache storiche si affannano a spiegare che questo santuario fu molto importante, oggetto di pellegrinaggi, donazioni, visite papali, ammettiamolo: si fa fatica a crederlo. Ora chiudiamo un attimo gli occhi, pensiamo a un mondo che non è quello di oggi, la piana è paludosa con dei boschetti qua e là, punteggiata da rade masserie pensate come fortilizi più che come luoghi di lavoro. La vita è verso le montagne, soprattutto quelle che consentono un’ampia visuale sul mare e strette gole di accesso: Olevano, per esempio. Ma se proprio vogliamo pensiamo a Capaccio capoluogo, o a Roccadaspide: era qui la vita, chi viveva sulle coste faceva comunque in modo di risalirsene nei mesi più duri. Perché le coste fossero un po’ tranquille bisognerà aspettare la riconquista della Sicilia dei normanni contro gli arabi, ma prima gli arabi avevano loro fortezze ad Agropoli, sul Garigliano, a Ostia; chi avrebbe potuto pensare che la Piana avrebbe avuto la vita rigogliosa che ha adesso? Quindi paesi come Olevano fervono di vita, sono importanti nodi di strade ben difese verso l’interno, i castelli (il castrum Olibanum) hanno funzione difensiva ma anche di avvistamento e di segnalazione, soprattutto con fuochi, i luoghi ci sembrano impervi, ma un buon paio di muli portava su tutto quello che serviva. La festa del santo è l’occasione per sagre e mercati, scambi di prodotti, magari arriva qualche abile merciaio che è riuscito a procurarsi un po’ di articoli esotici, i pellegrini e i cantastorie raccontano i fatti che hanno raccolto qua e là. Si balla anche, si canta, si combinano affari e matrimoni, furtarelli sicuro. E bisogna ricordare che le feste sono due, una l’8 maggio e l’altra il 29 settembre: l’inizio e la fine dell’estate, cioè del raccolto, del guadagno e quindi degli scambi. Ricomincerà poi il lavoro di aratura, la raccolta dei frutti autunnali, la preparazione del vino e dell’olio; l’inverno è il periodo più duro per la rigidità del clima, ma è tranquillo: poche escursioni e pochi allarmi, si lavora la lana, il legno, si ri-parano le piccole cose di casa; poi la primavera e ricomincia il lavoro nei campi, alla vigilia dell’estate ci rifugiamo sotto la protezione di San Mi-chele: “San Michele apreva lu mant N’ger m spers tutt quant E semp ludato sia S. Michele prea Ddio” Ho divagato proprio tanto, e ho detto una minima parte di quello che avrei voluto, alla prossima per la storia di san Gregorio e i broccoli. La storia. La storia delle chiese della grotta di san Michele si può riassumere in po-che linee. Durante il periodo dell’iconoclastia (VII-VIII secolo d. C.) molti monaci lasciarono i paesi orientali e si rifugiarono in Occidente, molte immagini risalgono a questo periodo, basti pensare alle tante S. Maria di Costantinopoli, la cui raffigurazione originaria sarebbe addirittura opera di San Luca. Lo stile bizantino (non quello aulico di Ravenna e Costantinopoli) si diffuse quindi soprattutto nell’Italia meridionale con immagini tipiche fatte di figure lineari, con vista frontale, ieratiche e immobili, molte si sono perse, ma alcune sono state recuperate, lasciando un patrimonio di grande ricchezza spirituale. Io sono particolarmente legata alla rappresentazione della Madonna con bambino, ma qui c’è di importante tutta una serie di dipinti che abbracciano vari elementi del cristianesimo, quella specie di vangelo dei poveri che si raffigurava nelle chiese e nei luoghi di culto e che la pietas popolare arricchiva di leggende. Uno dei più importanti credo sia la traditio clavium et legis. All’inizio io intendevo “la tradizione delle chiavi e della legge” e mi chiedevo a quale tradizione o leggenda ci si potesse riferire, poi lo chiesi a uno degli studiosi che hanno costellato le mie informazioni sulla grotta … risata sonora, qualcosa da far cadere le millenarie stalagtiti fino alla grotta di Nardantuono, e acidi commenti sui miei studi, intanto la mia faccia assumeva diverse tonalità da arcobaleno per fermarsi poi a un grigio spento profondamente mortificato, il colore ritornò alle giuste tonalità carnicine quando venne fuori che tutti avevano interpretato così. No: trado, tradis, tradidi traditum, tradire, ha molteplici significati, in questo caso è “la consegna delle chiavi e della legge”. Con la consegna delle chiavi si calpesta il leone, simbolo di orgoglio, pen-siamo a “chi vuol essere primo fra voi sia il servo di tutti” - con la conse-gna della legge si calpesta il serpente, cioè “sia il tuo parlare sì quando è sì, no quando è no; il di più vien dal Maligno”. La ricca simbologia è resa con maggiore efficacia dai tratti lineari, dalle espressioni ieratiche, dalla composizione disadorna. Nel suo genere è uno dei più belli e dei più com-pleti; internet è autoreferente e ci si trova quello che ci si mette, quindi con tutti i dubbi e le cautele riferisco quanto segue: esistono molte traditio legis con Gesù che consegna un rotolo (della legge) a San Pietro, o agli apostoli; esistono molte traditio clavium con Gesù che consegna le chiavi a San Pietro; traditio legis e traditio clavium con San Pietro e san Paolo è una prerogativa della grotta dell’Angelo di Olevano sul Tusciano. Sono rammaricata a non aver saputo spiegare bene questo passaggio; anche altre scene avrebbero meritato maggiore attenzione … Consoliamoci, c’è sempre modo di imparare. Tornare è sempre un po’ più difficile, i polpacci erano così irrigiditi che mi sembrava di non riuscire più a camminare con un minimo di scioltezza. L’unica cosa che consola la fine di queste giornate è che possono ricomin-ciare, penso al rosario di San Pio o ai mulini di Gragnano, e allora né addio né arrivederci, piuttosto: dove ci rivediamo? Quale percorso fisico e spi-rituale è in qualche angolo di questo nostro splendido mondo che ci aspetta pronto ad accoglierci e donarci le sue ricchezze? Francesca Corvino |