Convegno/Comitato Regionale
Data di pubblicazione: 05/12/2008
Consiglio/Convegno Regionale in Torre del Greco del 29 Novembre 2008.

La Riunione è stata aperta dal Segretario Regionale Carmine ZOBEL così articolato:

  1. Ore 16,00/16,30: Accoglienza
    Assenza preoccupante della Comunità di Aversa, e sollecitata più volte a partecipare ai vari Consigli. Il S.R. ha proposto di ufficializzare la decisione di cancellare e quindi di non censire per l’anno 2009 la Comunità di Aversa, l’assemblea ha deciso di provare un ulteriore tentativo di persuasione cercando di avvicinare la comunità stessa tramite altre Comunità.

    Proposta di formare un organigramma di “ Responsabili della Comunicazione “ così da permettere di diffondere sinergicamente le notizie, così eletti:

    • Responsabile Comunicazione Regionale (vicino al Regionale);

    • Per ogni Zona Responsabile Comunicazione Zonale;

    • Per ogni Comunità Responsabile Comunicazione Comunitario.


  2. Altro argomento affrontato dal S.R. che la Campania è una delle regioni che non partecipa ai seminari. A tal proposito il S.R. ci ha comunicati che il ¾ Gennaio 2009 si svolgerà un Corso di competenza per Formatori a Lamezia Terme, ci ha esortati a parteciparvi numerosi.

  3. Ore 16,30/17,00: Comunicazione dell’AER Mons. Di Salvia sul Tema di Catechesi per l’anno Scout 2008/2009

    “ Anno Paolino ; L’Apostolo delle Genti “

    Dice il Papa:
    "L'Apostolo Paolo, figura eccelsa e pressoché inimitabile, ma comunque stimolante, sta davanti a noi come esempio di totale dedizione al Signore e alla sua Chiesa, oltre che di grande apertura all'umanità e alle sue culture......................

    (Benedetto XVI, 2/luglio/2008)

    Qual è l'ambiente in cui Paolo si trovò a vivere ed operare?
    Quale il contesto socio-culturale di oggi?

    Credo di affermare che il nostro non differisce molto da quello di allora.
    • Rapporto tra l'ambiente in cui Paolo nasce e si sviluppa e il contesto globale in cui successivamente si inserisce (vedi discorso del Santo Padre 3/7/08).
      L'apostolo delle Genti " viene da una cultura ben precisa e circoscritta, certamente minoritaria, che è quella del popolo di Israele e della sua tradizione".
      Le credenze e gli stili di vita degli ebrei si distinguevano nettamente dall'ambiente circostante e questo poteva avere due risultati: o la derisione, che poteva portare all'intolleranza , oppure all'ammirazione.
      Due fattori favorirono l'impegno di Paolo:
      • il primo fu la cultura greca o meglio ellenistica;
      • il secondo fu la struttura politica-amministrativa dell'impero romano che garantiva pace e stabilità.
      In questo spazio ci si poteva muovere con sufficiente libertà e sicurezza, trovando caratteristiche culturali di base che rappresentavano un tessuto comune di unificazione.
    • la visione universalistica tipica della personalità di san Paolo, le sue scelte ed il suo impegno sono dovute:
      • Alla fede in Cristo Gesù e

      • alla situazione storico-culturale del suo tempo.

      Difatti dice il Papa: " qualcuno ha definito Paolo "uomo di tre culture" tenendo conto

       della sua matrice giudaica;
       della sua lingua greca;
       della sua prerogativa di civis romanus.

      Non dimenticare la filosofia stoica durante il tempo di Paolo ed i valori assoluti di umanità e di sapienza che saranno naturalmente recepite nel cristianesimo.
    • Appare chiaro che non è possibile comprendere adeguatamente san Paolo senza collocarlo sullo sfondo, tanto giudaico quanto pagano del suo tempo.


    • Da qui, anche per noi del M.A.S.C.I. " lo scopo dell'anno Paolino:
      • Imparare da san Paolo;
      • Imparare la fede;
      • Imparare il Cristo;
      • Imparare infine la strada della retta via.
      (Benedetto XVI 3/7/08)

      Proposte:

       Conoscenza di San Paolo (vedi scheda A);
       Rileggere e approfondire una lettera di San Paolo: Lettera ai Filippesi.

      SCHEDA A

      Chi è Paolo?

      "Gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto ed udito" (At 22,15). Così Anania precisa a Paolo la sua nuova vocazione, richiamandolo all'esperienza dell'incontro fatto sulla via di Damasco, quando gli era stato dato di: "vedere il Giusto e i ascoltare una parola dalla sua stressa voce" (At 22,14). A questa esperienza di incontro diretto con Cristo Risorto, Paolo farà riferimento ogni volta che sarà costretto a legittimare il suo lavoro di Apostolo.
      Egli non si ritiene soltanto l'informatore che reca notizie religiose non ancora note;non vuole passare per il teorico competente e professionale di una nuova dottrina. Parola e vita (la sua), pensiero ed attività, sentimenti personale e responsabilità delle Chiese, formano un tutto inscindibile. Più che maestro è testimone, è maestro perché testimone (cf Paolo VI, Evangelii nutiandi, n 41). Come testimone Paolo ha ben presente di essere strumento di cui un Altro si è voluto servire. Il suo annuncio evangelico " non si è diffuso tra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenze e con lo Spirito Santo e con profonda convinzione" (1 Tes 1,5); " avendo ricevuto da noi parola Divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio che opera in voi che credete" (1 Tes 2,13); è " come se Dio esortasse per mezzo nostro" (2 Cor 5,20). Egli insegna e scongiura in nome di Altro da se: " Io in persona, Paolo, vi esorto per la clemenza e la bontà di Dio" (2 Cor 10,1); "vi esorto, o fratelli, in nome della misericordia di Dio" (Rom 12,1), o "in nome di nostro Signore Gesù Cristo" (1 Cor 1,10). E molte volte chiamerà Dio stesso a testimoniare la verità delle sue parole e del suo affetto (cf 1 Tes 2,5.10; 2 Cor 1,23; Rom 1,9; Fil 1,8).

      Paolo non si presenta come prigioniero del dubbio, compiacendosi in perplessità raffinate, ma con autorevolezza avvincente, motivata e difesa.
      "La sua presenza fisica è debole e la parola dimessa" (2 Cor 10,10) dicevano di lui gli avversari di Cristo. Lo ammetterà lui stesso: " sono un profano nell'arte del parlare" (2 Cor 11,6). Non è dunque da attribuire ad accorgimenti retorici e a furbizie apologetiche l'efficacia del suo annuncio, ma soprattutto al coinvolgimento personale, proprio di chi si è dedicato totalmente a Cristo, dal quale nulla potrà mai separarlo (cf Rom 8,38s).
      La temperie del suo parlare e del suo sguardo (oltre che i prodigi che a volte l'accompagnano) gli giocheranno brutti scherzi: a Listri la gente lo scambierà per Hermes, il Mercurio dei latino, portavoce degli dei, "perché era lui il più eloquente" (At 14,12). Se l'idea di "franchezza", di "sicurezza" ("parressia") qualifica tutta la predicazione apostolica (cf At 4,13.22.31), essa ritorna con particolare insistenza quando si tratta di Paolo, negli Atti (cf At 9,27s; 14,3; 19,8; 26,26; 28,31) come nell'epistolario (cf 1 Tes 2,2; 2 Cor 3,12; 7,4; Fil 1,20; Ef 3,12; 6,19s).
      E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti" (2 Cor 11,6). Pur riconoscendo l'autorità dei Dodici e di Pietro, non esita a difendere la propria autorevolezza nei confronti di certi "super-apostoli" (2 Cor 11,5; 12,11), che altro non sono che "falsi apostoli" 82 Cor 11,10).

      Enzo Migliaccio in attesa del relatore del secondo punto, ci ha illustrato alcuni aspetti di Paolo di Tarso – L’apostolo delle Genti:

      San Paolo è il grande protagonista della diffusione del Cristianesimo; ogni domenica, in centinaia di migliaia di Chiese, leggiamo le sue lettere. Alcuni sostengono che senza di lui il Cristianesimo sarebbe rimasto limitato a poche comunità di giudei/cristiani.

      Se tornasse oggi, cosa direbbe sulle Chiese del ventunesimo secolo?

      Il Canone cristiano comprende tredici lettere che si ritengono scritte da Paolo. Gli studiosi sono generalmente concordi nel ritenere che Paolo possa essere l'autore di almeno sette lettere, in ordine cronologico:
      Prima e Seconda Lettera ai Corinzi, Lettera ai Galati, lettera ai Filippesi, Lettera a Filemone e Lettera ai Romani (L'ordine delle Lettere di Paolo nel Nuovo Testamento é basato sulla loro lunghezza, non sulla cronologia. La Lettera ai Romani é la più lunga e la Lettera a Filemone é la più breve.)

      Gli studiosi sono meno certi delle altre sei Lettere (Seconda Lettera ai Tessalonicesi, Lettera agli Efesini, Lettera ai Colossesi, Prima e Seconda Lettera a Tito.).

      Alcuni suggeriscono che queste Lettere furono scritte da fedeli, discepoli di Paolo, qualche tempo dopo la sua morte.

      Il Libro degli Atti degli Apostoli dedica a Paolo circa la metà della sua storia, soprattutto ai dettagli del ministero di Paolo. Mentre alcune tradizioni coincidono con ciò che Paolo ci dice di sé nelle sue Lettere, altre non trovano conferma nelle lettere.
      Ciò ha creato un grande dibattito circa l’affidabilità di tali tradizioni. Infine ci parlano di Paolo, certe opere al di fuori del Canone, come gli Atti di Paolo, la lettera ai Laodicesi, la Terza Lettera ai Corinzi.

      Si ritiene che la maggior parte di questo ultimo materiale sia apocrifo.

      ALCUNE MASSIME PAOLINE PER I LEADER DI OGGI.
      Se non stai abbattendo paradigmi
      stai gestendo il passato,anziché creare il futuro.
      Se non sei appassionato alla tua visione ideale,
      non sorprenderti dell'apatia attorno a te.
      Se non stai incoraggiando,finirai per scoraggiare.
      Se non apri il tuo cuore, le persone
      finiranno per chiudere le loro orecchie.
      Se smetti di amare gli altri;
      inizieranno ad abbandonarti.

      GRAZIE A DIO, GLI ALTRI SONO DIVERSI DA TE!

      (Questa pagina é stata resa possibile rovistando un po' qua e un po' là. Ho fatto scoperte bellissime. Provate anche voi.)

      Segreteria Organizzativa
      Enzo Migliaccio

  4. Ore 18,00: Presentazione dei Relatori:
    ♣ Dott. Giuseppe Sbarra, Giornalista, già Capo Ufficio Stampa del Comune di Torre del Greco relatore su “ Educazione Ambientale e Nuovi Stili di Vita “.
    Il Dott. Sbarra, ha affrontato iniziando con due notizie: una riguardante la denuncia dell’uso criminale delle cavità della Città di Napoli, in cui si denunciava che un mare di rifiuti e oltre riempivano le cavità di Corso Umberto di Savoia Napoli. Da ciò, se mai ci fosse stato qualche dubbio, si evince che la situazione critica non è di adesso ma nulla o quasi è stato fatto in questi trent’anni, anzi la superficialità nell’affrontare il problema, dovuto da vari fattori come il pressapochismo, volontà politica, interessi economici, attività malavitose, l’uso indiscriminato e a dismisura di prodotti usa e getta, scarso senso civico, scarso rispetto dell’ambiente, usi e consuetudini e altro ancora, come sottolineato non solo dal relatore ma anche dagli interventi dei fratelli e sorelle intervenuti all’incontro, ha fatto sì che la situazione peggiorasse sempre più. Nella prossima A.R. si dovrà affrontare concretamente il cosa poter fare affinché tutto non rimanga … come prima.
    (tratto da Semel n. 1 a firma Pino Romeo).



Si rimette per altre comunicazione, la prossima riunione.
Colgo l’occasione per augurarvi Buona Strada.


Il Segretario
Luciano Lainati