Convegno/Comitato Regionale
Data di pubblicazione: 05/12/2008
Consiglio/Convegno Regionale in Torre del Greco del 29 Novembre 2008.
La Riunione è stata aperta dal Segretario Regionale Carmine ZOBEL così articolato:
Conoscenza di San Paolo (vedi scheda A); Chi è Paolo? "Gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto ed udito" (At 22,15). Così Anania precisa a Paolo la sua nuova vocazione, richiamandolo all'esperienza dell'incontro fatto sulla via di Damasco, quando gli era stato dato di: "vedere il Giusto e i ascoltare una parola dalla sua stressa voce" (At 22,14). A questa esperienza di incontro diretto con Cristo Risorto, Paolo farà riferimento ogni volta che sarà costretto a legittimare il suo lavoro di Apostolo. Egli non si ritiene soltanto l'informatore che reca notizie religiose non ancora note;non vuole passare per il teorico competente e professionale di una nuova dottrina. Parola e vita (la sua), pensiero ed attività, sentimenti personale e responsabilità delle Chiese, formano un tutto inscindibile. Più che maestro è testimone, è maestro perché testimone (cf Paolo VI, Evangelii nutiandi, n 41). Come testimone Paolo ha ben presente di essere strumento di cui un Altro si è voluto servire. Il suo annuncio evangelico " non si è diffuso tra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenze e con lo Spirito Santo e con profonda convinzione" (1 Tes 1,5); " avendo ricevuto da noi parola Divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio che opera in voi che credete" (1 Tes 2,13); è " come se Dio esortasse per mezzo nostro" (2 Cor 5,20). Egli insegna e scongiura in nome di Altro da se: " Io in persona, Paolo, vi esorto per la clemenza e la bontà di Dio" (2 Cor 10,1); "vi esorto, o fratelli, in nome della misericordia di Dio" (Rom 12,1), o "in nome di nostro Signore Gesù Cristo" (1 Cor 1,10). E molte volte chiamerà Dio stesso a testimoniare la verità delle sue parole e del suo affetto (cf 1 Tes 2,5.10; 2 Cor 1,23; Rom 1,9; Fil 1,8). Paolo non si presenta come prigioniero del dubbio, compiacendosi in perplessità raffinate, ma con autorevolezza avvincente, motivata e difesa. "La sua presenza fisica è debole e la parola dimessa" (2 Cor 10,10) dicevano di lui gli avversari di Cristo. Lo ammetterà lui stesso: " sono un profano nell'arte del parlare" (2 Cor 11,6). Non è dunque da attribuire ad accorgimenti retorici e a furbizie apologetiche l'efficacia del suo annuncio, ma soprattutto al coinvolgimento personale, proprio di chi si è dedicato totalmente a Cristo, dal quale nulla potrà mai separarlo (cf Rom 8,38s). La temperie del suo parlare e del suo sguardo (oltre che i prodigi che a volte l'accompagnano) gli giocheranno brutti scherzi: a Listri la gente lo scambierà per Hermes, il Mercurio dei latino, portavoce degli dei, "perché era lui il più eloquente" (At 14,12). Se l'idea di "franchezza", di "sicurezza" ("parressia") qualifica tutta la predicazione apostolica (cf At 4,13.22.31), essa ritorna con particolare insistenza quando si tratta di Paolo, negli Atti (cf At 9,27s; 14,3; 19,8; 26,26; 28,31) come nell'epistolario (cf 1 Tes 2,2; 2 Cor 3,12; 7,4; Fil 1,20; Ef 3,12; 6,19s). E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti" (2 Cor 11,6). Pur riconoscendo l'autorità dei Dodici e di Pietro, non esita a difendere la propria autorevolezza nei confronti di certi "super-apostoli" (2 Cor 11,5; 12,11), che altro non sono che "falsi apostoli" 82 Cor 11,10). Enzo Migliaccio in attesa del relatore del secondo punto, ci ha illustrato alcuni aspetti di Paolo di Tarso – L’apostolo delle Genti: San Paolo è il grande protagonista della diffusione del Cristianesimo; ogni domenica, in centinaia di migliaia di Chiese, leggiamo le sue lettere. Alcuni sostengono che senza di lui il Cristianesimo sarebbe rimasto limitato a poche comunità di giudei/cristiani. Se tornasse oggi, cosa direbbe sulle Chiese del ventunesimo secolo?
Il Canone cristiano comprende tredici lettere che si ritengono scritte da Paolo. Gli studiosi sono generalmente concordi nel ritenere che Paolo possa essere l'autore di almeno sette lettere, in ordine cronologico:
Alcuni suggeriscono che queste Lettere furono scritte da fedeli, discepoli di
Paolo, qualche tempo dopo la sua morte. ALCUNE MASSIME PAOLINE PER I LEADER DI OGGI. Se non stai abbattendo paradigmi stai gestendo il passato,anziché creare il futuro. Se non sei appassionato alla tua visione ideale, non sorprenderti dell'apatia attorno a te. Se non stai incoraggiando,finirai per scoraggiare. Se non apri il tuo cuore, le persone finiranno per chiudere le loro orecchie. Se smetti di amare gli altri; inizieranno ad abbandonarti. GRAZIE A DIO, GLI ALTRI SONO DIVERSI DA TE! (Questa pagina é stata resa possibile rovistando un po' qua e un po' là. Ho fatto scoperte bellissime. Provate anche voi.) Segreteria Organizzativa Enzo Migliaccio Colgo l’occasione per augurarvi Buona Strada. Il Segretario Luciano Lainati |